Questo caratteristico castello sorge su una collina boscosa da cui tra il suo nome. Collicello è stato per secoli il baluardo amerino più distante a contrastare i vicini domini di Todi. Infatti a poche centinaia di metri dall’abitato si trovava il castello di Canale, antico possedimento della famiglia todina dei Chiaravalle. Collicello è tra le rocche amerine che ha conservato maggiormente integro il suo aspetto medievale essendo molto rare le moderne costruzioni nel suo comprensorio. Nel 1342 fu sottomessa in maniera definitiva alla giurisdizione di Amelia tramite un giuramento di fedeltà a cui la obbligò Giordano Orsini, rettore del Patrimonio della Chiesa. Nel 1404 il Comune di Amelia fece costruire un fortilizio tra le mura di Collicello, così da costituire una più sicura difesa verso le mire espansionistiche dei Chiaravalle, ma nel 1460, i chiaravellesi attaccarono il castello che venne in parte dato alle fiamme. Per una migliore difesa di Collicello, fu allora stanziata in loco una guarnigione armata con cento verrettoni (ossia arma costituita da un’asta metallica da lanciare a mano o con la balestra) ed una bombarda capace di lanciare una palla di cannone dal peso di ben trenta libbre. Tuttavia nel 1461 i Chiaravalle, approfittando di una breve assenza della guarnigione di difesa amerina, come una furia piombarono su Collicello distruggendola. È con i versi dello storico Mons. Di Tommaso che viene descritto quell’evento terribile: “Quando, sul finire del novembre, i Chiaravellesi, approfittando della assenza di gran parte dei difensori di Collicello, calati ad Amelia per provviste di vettovaglie, invasero quel castello, per indi colpire gl’invasori. E allora i chiaravallesi furenti entrarono alle mura nelle case, risparimate dal primo incendio, e le diedero alle fiamme: eccetto sette soltanto” Un’immediata ritorsione si ebbe nel 1462, quando le truppe pontificie e quelle amerine, comandate da Raffaele Caymo, si scontrarono con i Chiaravalle che furono duramente sconfitti nei pressi del loro castello di Canale, che per ordine di Papa Pio II venne abbattuto. Oggi Collicello conserva in ottimo stato la sua cerchia muraria, la porta d’ingresso con arco a ghiera esterna di pietra concia e le sue bellissime otto torri di guardia di cui una rivolta in direzione del distrutto castello di Canale. Interessanti sono gli affreschi conservati all’interno della chiesa parrocchiale di San Giovanni Evangelista, collocati nel catino absidale, in cui sono raffigurate la Madonna con il Bambino tra i Santi Michele Arcangelo e Giovanni Evangelista con la veduta di Collicello. L’opera fu realizzata dal pittore e decoratore tuderte Benedetto Cascianelli nel 1948. Subito fuori dal paese sorge inoltre la chiesa rurale detta Madonna delle Grazie: annunciata da una facciata armoniosa e da un alto campanile a vela, mostra un interno decorato da grandi riquadri ad affresco ove campeggiano in delicati paesaggi campestri figure di Santi, ritenute a torto di epoca rinascimentale ma databili invece correttamente alla prime metà del XVII sec., per via della presenza di San Carlo Borromeo (Arona 1538 – Milano 1584), canonizzato nel 1610. Diverse interessanti escursioni sono possibili partendo da Collicello: camminando lungo un sentiero che inizia nella parte alta del paese, si arriva a scorgere, passsando tra la vegetazione, il rudere dell’antica Rocca di Canale. Percorrendo invece la strada di Galisciano (o Gallisciano), si incontrano i resti di un antico monastero francescano (in precedenza abbazia benedettina); vicino al convento avrebbe sostato San Francesco (Asissi 1182-1226) che amava ritirarsi in preghiera in una grotta vicina chiamata in suo onore Grotta di San Francesco