Il primo insediamento storico documentato nel territorio è quello del tempio etrusco-italico di S. Maria in Canale costruito intorno al IV secolo a.C. lungo la via Amerina (a circa un Km a nord in direzione di Castel dell’Aquila) che sorgeva nel punti di confine tra i territori di Ameria (Amelia) e Tuder (Todi). Le strutture del tempio furono poi utilizzate in epoca medioevale per la costruzione di una chiesa e di un annesso monastero di Benedettine, soppresso nel 1399. La fondazione del Castello di Sambucetole (Castrum S. Bucetoli o S.Focetoli nelle antiche iscrizioni) come avamposto di Amelia contro il Castello di Laguscello posseduto dai Chiaravalle ed a presidio dei propri territori contro Todi risale alla fine del XIII secolo; il primo documento ad oggi conosciuto in cui viene riportato il nome del Castello sono gli Statuti di Amelia del 1308. In seguito all’assalto apportato a Sismano, il capitano Francesco degli Atti devastò Sambucetole per rappresaglia nel 1408. Il paese venne poi distrutto dal Paolo Orsini nel 1413 e gli abitanti fuggirono.
Nel 1425, il Comune di Amelia si impegnava a riattare il castrum e richiamare, con un bando, i sambucetolani assenti, pena la confisca dei beni. Il castrum fu ricostruito e riabitato soltano nel 1471, grazie all’impegno di un certo messer Nicolao Coclite, nobile greco del Peloponneso, il quale condusse trentaquattro famiglie di coloni Schiavoni (nome dato allora alle popolazioni slave balcaniche) atte a coltivare i terreni e ad abitare nel Castello di Sambucetole. Da ricordare che fino alla Seconda Guerra Mondiale gli abitanti dei paesi limitrofi chiamassero “schiavoni” gli abitanti di Sambucetole. L’antico castello era completamente cinto da mura e possedeva un’unica porta di accesso; diversi lavori eseguiti dopo il 1880 ne hanno alterato la struttura originale; restano alcuni tratti di mura perimetrali e tre torri di difesa, di cui una trasformata nel 1793 nell’attuale campanile. La chiesa parrocchiale è dedicata a San Matteo Apostolo ed Evangelista e risale al XIV secolo; nel tempo ha subito diverse trasformazioni e rimaneggiamenti.
Oggi è possibile ammirare dietro l’altare maggiore una tela del 1639 del pittore senese Marcantonio Grecchi raffigurante i patroni S. Matteo Evangelista, S. Ubaldo ed il copatrono S. Rocco e la Sacra Famiglia. Nella cappella destra tela raffigurante Madonna del Rosario tra Santi (metà del XVII sec.); al di sotto dell’altare statua lignea raffigurante Cristo Deposto detta “Cristo Morto” (XVII sec.). Nella cappella sinistra tela raffigurante SS. Antonio Abate, Antonio da Padova, Maddalena, Apollonia e la SS.ma Trinità (prima metà XVII sec.); al di sotto dell’altare Corpo di San Clemente Martire, patrono fin dal 1785 quando il parroco Mons. Stefano Perelli fece traslare le spoglie del santo dalle cimitero di San Ciriaco in Roma fino a Sambucetole collocandole in un’urna di legno nella chiesa parrocchiale il 16 Maggio, data in cui si festeggia il patrono. Luoghi di interesse nelle vicinanze: a sud est del castello, lungo la via Amerina, all’interno del Convento dei Frati Cappuccini sorge la Chiesa di S. Giacomo in Redere: è attestata in un primo documento del 1145 come sede di una confraternita laicale a servizio dei pellegrini che transitavano al Via Amerina; nel 1188 la chiesa con l’annesso ospedale passarono sotto la giurisdizione dell’Abbazia di San Paolo Fuori le Mura di Roma.
A partire dal 1550 vi si insediarono i Frati Cappuccini. Chiesa dedicata a S. Leonardo, utilizzata per le sepolture fino al 1634, nei pressi dell’omonimo podere in vicinanza del ponte della Via Amerina sul Rio Grande. Chiesa rurale di S. Cristoforo al confine con i possedimenti di Todi ed in prossimità della località S. Firmina, esistente nel medioevo, poi ripristinata nel 1848 dal Vescovo Bartocci Brasca. Chiesa rurale di S. Maria in Canale, nei pressi dell’antico convento di benedettine. Nei boschi ad est del Castello ruderi della Chiesa di S. Angelo in Ciricano, prima monastero benedettino femminile fino al 1408, poi convento dei padri agostiniani dal 1449 al periodo napoleonico. Ad 1 Km a nord del castello i ruderi del Castello di Lacuscello: notevole la vista dalla pendice scoscesa che scende sul sottostante lago formato dal Rio Grande.
Lacuscello, detto anche Agoscello o Lagoscello, era un castello medievale con un nucleo originario dell’X-XI secolo, probabilmente costruito dagli Arnolfi come fortilizio per il controllo della sottostante Via Amerina. Posto al confine nord tra i possedimenti di Amelia e di Todi era una fortezza di primaria importanza durante le lotte tra i due comuni. Il Castello, fu acquistato nel XIII secolo dalla potente famiglia todina dei Chiaravalle; esso divenne, insieme a Canale, una roccaforte della famiglia dove i belligeranti si ritiravano in varie occasioni durante le secolari lotte con la fazione guelfa di Todi capeggiata dalla famiglia Atti. Nei registri delle decime degli anni 1275 e 1279 riportati nel testo “Rationes Decimarum Italiae” viene ricordato il nome dell’antica chiesa di Lacuscello, dedicata a San Biagio. 1235.
Il Pontefice Gregorio IX accetta il giuramento di fedeltà dei signori di Lacuscello; per la protezione ricevuta, il Castello di Lacuscello si impegnava a versare alla Chiesa 26 denari cortonesi per ogni fuoco (famiglia). 1275-1279 E’ attestato il pagamento delle decime da parte del parroco Johannes della Chiesa di San Biagio di Lacuscello. 1316 Giacomo di Riccardo degli Annibaldi, nobile romano e proprietario dei Castelli di Canale e Lacuscello divide i suoi beni tra i figli; a Ildebrandino è affidato il Castello di Canale, a Riccardo il Castello di Lacuscello.
Nel testamento Annibaldi parte della proprietà del castello viene lasciata “in legato” alla Chiesa e pertanto l’8 marzo 1332 il tesoriere del Patrimonio di San Pietro, Stefano Lascoutz, ne prende possesso 1332 Dai “Registri del Patrimonio di San Pietro in Tuscia” si ricava che Custode e Rettore del Castello di Lacuscello per la parte spettante alla Chiesa è Ser Matteo di Cesi. 1337 I Chiaravallesi acquistano Lacuscello che diviene un fortilizio da cui si lanciavano incursioni contro i paesi vicini. Sempre in questo anno si svolge un processo contro gli abitanti di Sambucetole, che si diceva avessero lanciato ingiurie contro Raymondo de Ramis, castellano di Lacuscello. 1464 Papa Pio II invita i Comuni di Amelia e di Todi a distruggere i castelli ghibellini di Lacuscello e Canale.
Una volta demolito viene acquistato dal Comune di Amelia per un costo di 2.000 ducati.