Porta Romana è la più centrale e maestosa delle quattro porte che permettono l´accesso al centro storico della città le altre sono: Porta Leone IV, Porta Posterola, Porta della Valle ed è anche la più moderna delle quattro. L´aspetto attuale risale infatti al secolo XVI, quando fu modificata e ricostruita in travertino. In epoca medievale, la Porta era chiamata “Busolina”, nome di cui non si conosce l’origine. Nel 1703, usciti indenni da un forte terremoto, gli Amerini consacrarono la loro città alla Madonna Assunta, ponendo una lapide sul fastigio della porta con la scritta: “CIVITAS MARIÆ VIRGINIS IN NOMINE IESV A TERRÆMOTV LIBERATA A.D. MDCCIII” e incastonandovi al di sotto della caditoia in laterizio un’immagine della Madonna Assunta.
L’immagine visibile attualmente sulla Porta è una perfetta copia in metallo della tavola di legno originaria, che venne creata nel XIX secolo per rimpiazzare a sua volta una raffigurazione più antica ed è attualmente conservata, dopo un accurato restauro, in una sala del Museo Civico. Il varco d’accesso è costituito da un arco a tutto sesto largo quattro metri circa e alto sei; l’altezza massima della Porta è di m. 16 mentre la larghezza massima è di m. 10,90 circa.
La Porta, completamente restaurata alla fine del 2013, è sormontata da una caditoia rinascimentale in mattoni e conserva tuttora i due battenti in legno di castagno, mentre nel cielo voltato a botte appare l´affresco con l´arme della città: vi figura l’acronimo A.P.C.A. in banda bianco argento su campo azzurro, che sta per “Antiani Populi Civitatis Ameriae” (“GLI ANZIANI DEL POPOLO DELLA CITTÀ DI AMELIA”), ovvero l´organismo elettivo più importante del Libero Comune, dal tempo degli Statuti del sec. XIV. Durante le manifestazioni storiche, rievocative dell’antico statuto del 1346, che si svolgono nel mese di agosto, la Porta, con una suggestiva cerimonia, viene chiusa e poi riaperta per accogliere il Podestà proveniente da Roma
Alla metà del IX sec. il pontefice Leone IV, regnante dall’847 fino alla morte nell’855, rinforzò la parte occidentale della cinta muraria allo scopo di garantire una migliore difesa della città contro le temute incursioni dei Saraceni. Un altro papa dallo stesso nome, Leone X (nato Giovanni de’ Medici, Firenze 1475 – Roma 1521) ordinò secoli dopo importanti lavori di fortificazione delle mura di Amelia, affidandone il progetto all’architetto Antonio da Sangallo il Giovane (Firenze 1484 – Terni 1546), del quale sono noti schizzi (datati 1517-18) che hanno per soggetto le antiche mura cittadine, conservati nel Gabinetto dei disegni e delle stampe della Galleria degli Uffizi.
Tuttavia è il più antico dei due papi, Leone IV, quello da cui prese il nome la porta che qui si ammira. Essendo parte delle mura ristrutturate nel IX sec. è considerata di epoca medievale, anche se tracce del varco d’accesso di età romana sopravvivono alla base della struttura eretta successivamente. Nella parte superiore si nota invece una prominente bertesca, ovvero una torretta di forma rettangolare munita di feritoie, che permetteva alle guardie di difendere la porta situata al di sotto senza rimanere allo scoperto. La porta immette nell’omonima via, centro sin dall’antichità della vita artigiana della città. Fino ai primi decenni del Novecento vi erano botteghe di fabbri, falegnami, mastri bottai, carbonari, maniscalchi, fornai, molte taverne e noleggi di carri e cavalli. Ancora oggi la zona costituisce uno degli angoli più suggestivi e caratteristici della città.
Il tratto occidentale delle mura fatto ricostruire da papa Leone IV includeva verosimilmente anche Porta del Sole, che fu riscoperta fortuitamente dopo i bombardamenti patiti dalle mura durante l’ultimo conflitto mondiale, in particolare in seguito a quello avvenuto il 25 Gennaio 1944. I resti delle strade interne alla città medievale che convergevano e transitavano sotto la porta sono stati scavati e riportati alla luce nel giardino retrostante questo alto tratto murario. Essendo la porta collocata più in alto rispetto al livello stradale corrispondente, essa doveva forse essere munita di un ponte levatoio. Oltre a Porta del Sole, tutte le mura intorno a Porta Leone subirono danni durante la seconda guerra mondiale tanto che si resero necessari lavori di consolidamento e ricostruzione effettuati negli anni ’50. In tempi più recenti, gli scavi qui condotti nel 1998-2000 hanno permesso di rinvenire interessanti ceramiche datate a partire dal III° secolo a.C. e un’iscrizione posta alla base di una statua dedicata dai Decurioni, rappresentanti del governo municipale, a Cornelio Salonino, figlio dell’Imperatore Gallieno (218 circa – 268 d. C.), databile tra il 258 e il 260 d.C. ovvero nel periodo intercorso tra la nomina a Cesare e la prematura morte dell’erede designato da Gallieno.
Una sezione di circa 30 metri di mura, posta a circa 200 metri di distanza da Porta Leone lungo via Nocicchia, crollò nel 2006 ed è ancora in restauro. La finalità è di rendere fruibile quest’area e allo scopo il tratto di mura è stato messo in sicurezza e posto al riparo dalle intemperie tramite una tettoia protettiva allo scopo di salvaguardare in particolare il camminamento di guardia, chiamato anche percorso di ronda, che correva lungo il perimetro murario, riconoscibile da un muretto che fungeva da parapetto, risalente all’epoca medievale. Lungo questo camminamento marciavano le guardie di ronda: vicino a questa sezione si staglia non a caso una torre di vedetta cilindrica (che al giorno d’oggi accoglie un ascensore pubblico), che probabilmente forniva alloggio al corpo di guardia.
Porta Posterola, risalente al XIII secolo, è un’interessante costruzione composta da due porte disposte perpendicolarmente. Fra i due ingressi, una piazzola dove il corpo di guardia, che alloggiava nella vicina torre di guardia (oggi adibita ad abitazione), controllava i carichi dei carri e il transito delle persone, esigendo gli eventuali dazi doganali.
Interventi architettonici successivi sono documentati nel 1340, nel 1402-1405 quando si riparò la torre e all’inizio del ‘600 quando venne rafforzato il ponte levatoio. La porta trae il suo nome da una corruzione linguistica del vocabolo tardolatino posterula=posteriore, usato in questo caso nel senso di ingresso secondario, posto in luogo meno appariscente rispetto alla porta d’accesso principale, che nel caso di Amelia era senz’altro Porta Romana.
Generalmente una posterola consentiva il passaggio di una sola persona per volta, al fine di poter meglio controllare gli accessi.
Posta a notevole altezza rispetto alla Strada Statale 205 che transita sotto di essa, costituisce l’unica porta d’ingresso nota nella sezione nord-ovest delle Mura medievali. Porta della Valle, raggiungibile a piedi dall’esterno delle mura solo tramite un sentiero che parte dai cosiddetti “Giardini d’inverno”, è un punto di osservazione panoramico, e in passato strategico in ottica militare, sulla Valle Amerina, che offre un’incredibile vista sulle colline dolcemente digradanti verso la Teverina umbro-laziale.
L´attuale porta risale al secolo XIII e vicino ad essa sorge una torre dalla pianta circolare di ragguardevole diametro, testimone anch’essa dell’opera di rifacimento e fortificazione della cinta muraria avvenuta in quel periodo, che interessò l’intero perimetro murario e vide la costruzione a scopo difensivo di nuovi accessi alla città muniti di torri di guardia limitrofe, come anche nel caso di Porta Posterola. Porta della Valle dava il nome all’omonima contrada“Vallis: la vita del rione era strettamente legata alla funzione di accesso e di difesa della porta. Il Consiglio degli Anziani aveva deliberato che dopo la chiusura serale le porte non dovevano essere mai aperte e che, in caso di rumore, si fossero posti a sua guardia 25 uomini.
Lungo le mura vi erano sempre pattuglie di ronda: servivano a controllare e avvisare per tempo la cittadinanza dei movimenti di truppe nemiche, che potevano essere eventualmente segnalati dal castello di Porchiano o dalle torri che si trovavano lungo il percorso della Via Amerina. All’interno, subito a ridosso delle mura, si trovavano molti orti e le annesse case dei contadini che, in caso di pericolo, dovevano essere perlustrate ed avere le finestre otturate a spese dei proprietari. Ancora oggi, passeggiando in Via Piacenti, si possono ammirare rigogliosi giardini e orti terrazzati di proprietà privata.
La porta, in opera poligonale, ha un paramento in calcare, i cui singoli blocchi sono perfettamente giunti a secco. Grazie ad un vecchio crollo sul lato sinistro è visibile il nucleo interno della struttura costituito di grandi massi non lavorati, anch’essi sovrapposti a secco. La porta è alta metri 6; l’arco, a tutto sesto, ha una luce di circa m. 2,30, con una profondità di circa m.1,50. Un basolato stradale ne percorre il fondo. E’ la sola porta urbica della cinta muraria dell’antica Ameria sopravvissuta nella sua integrità. Doveva costituire uno degli accessi privilegiati alla città, come sta a testimoniare la stretta contiguità topografica con il santuario di Pantanelli, quest’ultimo datato al IV sec. a.C..
E’ probabilmente riferibile ad un ambito cronologico prossimo alla romanizzazione della città. Il restauro e la messa in luce, estremamente complessi, sono stati effettuati con fondi del Ministero dei beni e delle attività culturali, curati e diretti dalla Soprintendenza Archeologia dell’Umbria. La porta sino al 2008 era obliterata da un contrafforte in conci di calcare sovrapposti a secco, edificato nel corso del 1900, venne “riscoperta” nel maggio 2008 in seguito a lavori di consolidamento del tratto medievale delle mura di cinta di Amelia.