La Vitivinicoltura dell’Amerino
L’Amerino è terra di grandi tradizioni rurali, che raccontano di un legame profondo tra uomo e natura.
La coltivazione della vite in Umbria risale ad epoche remote, l’Amerino non fa eccezione per la presenza della viticoltura sin dall’antichità: lo stesso Virgilio nel I libro delle Georgiche (ca 265 d.C.), descrive la maestria degli amerini nella coltivazione della vite “Atque amerina parant lentae retinacela viti” a testimonianza dell’importanza di questa area per la produzione vitivinicola.
Lo stesso medico naturalista Andrea Bacci, nel suo “De naturali vinorum historia”, parla dei vini di Amelia e gli stessi statuti della cittadina già contenevano disposizioni per la vendita del vino al dettaglio e sull’uso di un preciso e specifico sistema di pesi e di misure per relativa commercializzazione.
La produzione enologica dell’Amerino si inserisce in un contesto territoriale caratterizzato da elementi paesaggistici e naturalistici ancora intatti, dove la coltura della vite tratteggia e spesso delimita la fisionomia irregolare della collina umbra.
Il paesaggio rurale è infatti caratterizzato dalla presenza di uliveti e vigneti simbolo di una tradizione enogastronomica eccellente e di sapori genuini.
Il clima tipicamente continentale, caratterizzato da inverni freddi ed estati calde, ma secche e ventilate, la piovosità non abbondante e ben distribuita nel corso dell’anno e la prevalente configurazione collinare che favorisce buone esposizioni regala all’Amerino condizioni favorevoli per la viticoltura. Le caratteristiche morfologiche dei terreni sono spesso associate a una rete idrografica naturale capillare e generosa che garantisce il giusto apporto di umidità al suolo. La struttura dei terreni è primariamente argillosa, con diffuse formazioni calcaree ed è naturalmente adatta alla produzione vitivinicola. La presenza di un substrato vulcanico con formazioni tufacee e marne grigie elargisce ai vini un importante apporto di sapidità. I vigneti sono localizzati a una quota variabile dai 200 ai 400 m s.l.m.
Se vogliamo fare un elenco e una breve descrizione dei vitigni che come autoctoni caratterizzano la Denominazione “Amelia” troviamo il grechetto, la malvasia, il verdello tra le uve a bacca bianca, poi l’ubiquitario sangiovese, il ciliegiolo, il montepulciano, l’aleatico tra quelle a bacca rossa e tra gli internazionali soprattutto lo chardonnay e il merlot.
Il grechetto, vitigno a bacca bianca più espressivo della regione e ritenuto ormai autoctono, con il quale si producono interessanti vini bianchi, è utilizzato sia in purezza sia in assemblaggio con uve internazionali. Il grechetto produce in genere vini di buona struttura, discreta eleganza e tenore alcolico.
La malvasia bianca trova un habitat ideale proprio nel nostro territorio, dove non è raro trovarla vinificata in purezza; i vini prodotti con malvasia bianca sono dotati di buona freschezza e di un delicato bouquet caratterizzato da note fruttate e una percettibile intensità aromatica.
Il verdello è una varietà piuttosto produttiva e rientra nella composizione di numerose denominazioni umbre nelle quali è previsto in assemblaggio con altre uve quali il trebbiano toscano e il grechetto, contribuendo ad intensificare il corredo aromatico e la freschezza insieme a un lieve finale di bocca ammandorlato.
Il sangiovese è l’uva a bacca nera più diffusa nell’Italia centrale ed entra anche nella composizione della quasi totalità dei vini a denominazione della regione, prodotti in purezza o in uvaggio con vitigni locali e internazionali, quali il merlot e il cabernet sauvignon. La sua grande versatilità e la grande espressione gusto-olfattiva che riesce a restituire rendono difficile tratteggiare delle caratteristiche comuni identitarie specifiche della produzione vinicola regionale. I vini che ne derivano sono spessi caratterizzati da una buona struttura e acidità, sono dotati di una buona trama tannica e si presentano con eleganti note di frutta rossa matura ed evidenti profumi terziari che spaziano dal cuoio al tabacco.
Un vitigno piuttosto diffuso e utilizzato nell’Amerino è il ciliegiolo, si è intimamente legato a questa area, dove da sempre è stato coltivato ed esprime vini con caratteristiche organolettiche differenti rispetto ad altre zone di coltivazione. Possiamo affermare che è anche il fulcro di quella intensa attività di ricerca e sperimentazione suddetta. Produce in purezza un vino di medio corpo, vinoso e fruttato con una nota di marasca, poco tannico e con limitata acidità. Negli ultimi anni sta trovando sempre più interesse e sta ottenendo sempre più riconoscimenti.
Un altro vitigno coltivato nell’Amerino con ottimi risultati è il montepulciano, dal quale derivano vini sia in purezza che in assemblaggio, dal caratteristico colore intenso, dai profumi fruttati e speziati e grande struttura.
Un vitigno altrettanto interessante è l’aleatico, vinificato nella sua versione dolce, si caratterizza per la spiccata aromaticità e, sempre nell’olfatto, per le fragranti note fruttate e floreali.